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I buoni propositi per l’anno nuovo: tra determinazione e progettualità.

Alcuni spunti per aiutarsi, finalmente, a realizzarli… A patto di volerlo!

Ecco che per molte persone arriva il momento di pensare a come migliorarsi e migliorare il nuovo anno, sfruttando il passaggio che rappresenta il Capodanno. I buoni propositi sono spesso destinati al fallimento, ma riproposti ogni anno, magari nello stesso modo. Eppure chi ci si sofferma bene e se li pone correttamente ha più possibilità di realizzarli rispetto a chi non sfrutta questo “momento zero”, carico di diffuse aspettative verso qualcosa di nuovo. 
Del resto decidere finalmente di affrontare seriamente un bilancio e un “piano” di cambiamento è già di per sé un primo importante passo, un allontanamento dall’inconsapevolezza che porta spesso a stagnare nelle stesse dinamiche. Investire da subito energie e sforzi nel nuovo proposito ben ponderato aiuta a non demordere con troppa facilità.
Il primo invito è sempre a un onesto esame di coscienza: quanto si è determinati nel volere (o non volere più) qualcosa?
Ma ecco alcuni punti fermi da considerare per aiutarsi a realizzare i buoni propositi.
  • Ascoltati e valuta, come anticipato, quanto conta quel proposito individuato. Deve essere personale, autentico, ovvero la motivazione deve venire dal profondo.

 

  • Più che fissarsi su un unico grande obiettivo, che rischia di diventare troppo impegnativo e frustrante, meglio individuare più obiettivi intermedi che rappresentino di volta in volta una piccola sfida, non un muro invalicabile.

 

  • Ogni obiettivo deve essere realistico! Quanto lungo è il passo che vorremmo far fare alla nostra gamba? È alla giusta portata? Evitiamo così la “sindrome della falsa speranza” che si configura come un circolo vizioso di propositi, fallimenti e nuovi sforzi che non vengono mai realmente valutati, organizzati e affrontati fino in fondo. Certamente per situazioni davvero complesse da gestire e cambiare, è importante farsi aiutare dalle figure più adatte a seconda dell’ostacolo, senza caricare le proprie spalle di tutte le responsabilità, senza vergogna e sensi di colpa. Anche questo è realismo: comprendere quando è più opportuno ridurre un peso che ci si porta da tempo chiedendo un supporto o un intervento professionale.

 

  • Piccole azioni concrete fin dall’inizio sono necessarie, come iscriversi realmente in palestra o a un corso specifico, appuntare nero su bianco in agenda un’azione da svolgere in una determinata data, prendersi un impegno con qualcuno, ecc. 

 

  • Senza che il “premio” sia la gratificazione principale che spinge all’azione (altrimenti la motivazione da intrinseca sarebbe estrinseca, ovvero verrebbe da fuori la persona), è importante comunque riconoscere e festeggiare un piccolo traguardo raggiunto. Questo non significa scordare l’impegno quotidiano spesso indispensabile o ricadere in vecchi schemi dopo aver raggiunto un obiettivo, ma concedersi di provare soddisfazione per se stessi e per il percorso in fieri, al di là dell’obiettivo principale (un po’ come godersi il viaggio oltre che la meta!).

 

  • Per quanto la motivazione più forte sia quella intrinseca, ovvero quella più personale e autentica, cercare il supporto di contesti affini, delle persone care o anche l’appoggio professionale di uno psicologo può far la differenza e aiutare nei periodi in cui immancabilmente risulterà più difficile proseguire con la stessa tenacia o per far chiarezza di passo in passo su quanto il proposito sia ancora adatto alla persona e alla sua evoluzione.